giovedì 6 settembre 2012

[diario] Ci basta poco per essere felici

[agosto 2011]

Cominciavo a disperare. Lorenzo stava tagliando la folla intorno agli stand della fiera con l'agilità di un lupetto. Richiamarlo indietro era fuori discussione, non aveva nessuna intenzione di ascoltarmi. Mentre cercavo di non perderlo di vista pensavo che la cena alla griglieria era stata ottima ma la digestione sarebbe stata sicuramente un problema.
Finalmente arrivammo in ordine sparso ai playground di basket, primo lui, tutto raggiante, a ruota lo seguivo io tutto affannato e subito dietro mia moglie, più composta.
“Posso entrare papà?” - mi chiese tutto speranzoso. Mi ero già informato quando eravamo passati lì prima di andare a cena, e mi ero assicurato che si potesse entrare senza prenotazione, così gli aprii la porta e lo invitai ad entrare in campo.
Lui si infilò in un attimo sul campo in sintetico, afferrò un pallone e cominciò a palleggiare con energia, ma dopo un paio di tiri cominciò a guardarsi intorno timoroso. Gli altri giocatori presenti erano tutti grandi e lui era pur sempre un bambino di otto anni.


Tacitando i lamenti dello stomaco, tramortito dalla birra e dalla scamorza, entrai sul campo per fargli compagnia. Lorenzo mi accolse con un gran sorriso, mi passò una palla e cominciammo il riscaldamento. Erano passati due anni da quando avevo smesso di giocare, seppure da dilettante assoluto, dopo essermi slogato una caviglia per una brutta caduta rimediata a fine partita, ma in quel momento non li sentivo.
Tiri dalla media distanza, tiri da fuori area, tiri da sotto, ci entrava di tutto. Fu una serata fatata, tutto ci riusciva con facilità, perfino il semi-gancio, il mio tiro preferito, girava benissimo. Prima che Lorenzo si distraesse gli proposi di fare un po' di uno-contro-uno. All'inizio era intimidito e ci credo, sono sessanta centimetri più alto di lui e sessanta chili più pesante, allora cercai di incoraggiarlo - “Dai che sei più veloce, io sono grosso e pesante, guarda com'è lento papà” - Lorenzo si divertiva, rideva e infilava anche delle buone penetrazioni, allora insistetti - “Forza Lori, non puoi farti battere da un vecchio!”
Lui si fermò di colpo, mi guardò fisso e mi rimproverò serio serio - “Papà, che dici? Tu non sei vecchio!”
Non vi posso dire quanto quelle parole mi hanno reso felice, grazie amore mio, ti voglio bene!

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