E’ tardi e sto tornando a casa con tutto il contenuto del bagaglio sulle spalle: uno zaino, due borse, una chitarra e due macchine fotografiche, tutto ammucchiato alla rinfusa.
Attraversando il parcheggio passo davanti ad una famiglia rumena che abita in un palazzo vicino e ha appena parcheggiato sotto casa (beati loro!).
Mentre mi trascino verso casa piegato in due, sento la bambina che chiama allarmata la madre, parlando un ottimo italiano.
<Mamma, mamma, guarda! Là c’è uno zingaro!>
La signora si gira sorpresa, e quando mi riconosce anche un po’ imbarazzata.
<No amore, non è uno zingaro. E’ un signore che abita in quel palazzo laggiù. Non è uno zingaro, stai tranquilla.>
Mi giro con la coda dell’occhio e vedo che la bimba non è molto rassicurata.
Forse neanch’io sarei tranquillo a vedere una figura stracarica di roba che passa nel buio.
Da parte mia, non ho neanche la forza di sorridere per tranquillizzarla. Mi faccio forza e continuo verso casa, sono troppo stanco.
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